Stagione 2018 -
23/30 luglio ore 21.00

Sonetti d’amore.

Viaggio tra i più bei versi di William Shakespeare

Regia di Melania Giglio

Produzione:

Politeama Srl
Samuel Coleridge definì Shakespeare “An androgynous mind”, una mente androgina. In effetti,
nessuno come lui ha saputo parlare d’amore accogliendo in sé il maschile e il femminile, la
passione carnale e la sublimazione, la vita e la morte. Basti pensare al fatto che i primi 126 sonetti
sono dedicati al fair youth, un giovane ambiguo e narciso di sesso maschile, con ogni probabilità
identificabile con Henry Wriothesley, terzo conte di Southampton, patrono e mecenate di
Shakespeare; mentre i sonetti...
Samuel Coleridge definì Shakespeare “An androgynous mind”, una mente androgina. In effetti,
nessuno come lui ha saputo parlare d’amore accogliendo in sé il maschile e il femminile, la
passione carnale e la sublimazione, la vita e la morte. Basti pensare al fatto che i primi 126 sonetti
sono dedicati al fair youth, un giovane ambiguo e narciso di sesso maschile, con ogni probabilità
identificabile con Henry Wriothesley, terzo conte di Southampton, patrono e mecenate di
Shakespeare; mentre i sonetti dal 127 al 154 hanno come loro fulcro una misteriosa Dark Lady,
quasi certamente la tenutaria di un bordello londinese frequentato dal Poeta. Qual è la natura
dell’amore? Qual è il confine tra amore e amicizia? In che cosa differiscono l’amore passionale e
quello ideale? Quando possiamo parlare di affinità elettive? Shakespeare nei suoi sonetti indaga
tutti i possibili aspetti dell’amore. E l’amore stesso diviene così lo strumento d’eccellenza per
conoscere se stessi, l’altro, il mondo, la poesia, la bellezza e la caducitàIl poeta è testimone
instancabile di un mondo che non c'è più, una realtà costruita con dedizione, fede, potenza
espressiva, serietà, competenza e valori indiscutibili. Nella stanza dell'immaginario del grande
poeta ci si può anche smarrire. Là ci sono pochi oggetti, lo spazio è denso, percorso da sussurri e
voci dimenticate, memorie di antiche interpretazioni, ombre in transito e riflessi di luce
abbaglianti. Il poeta frequenta il futuro nella vita di ogni giorno, si batte per la verità, cade in
deliquio, trema, sviene per un istante e in quell'istante elabora universi, sogna l'infinito e tenta di
decifrarne la grammatica. Così è la scrittura di Shakespeare, scrittura “vivente”, tracciata
nell'inconscio dei suoi interpreti. Così è la sua Poesia. Questo viaggiatore dell’illusione e del sogno
parla una lingua di cristallo, si misura con ogni possibile realtà, con ogni forma di tradimento e,
come dal fondo di un pozzo, si affanna a parlare a tutti gli uomini ancora “vivi”, ancora
innamorati .... La stanza che ospita quest'uomo e le ombre che lo accompagnano, ha grandi pareti
di fumo che soffrono dell’instabilità propria dei sogni e quindi mutano continuamente. Proprio
perché è “strumento divino”, proprio perché dialoga con gli angeli, il Poeta non deve solo
divertirci, ma ha la possibilità di aiutarci a ritrovare la nostra grazia, la nostra innocenza, a lungo
vagheggiata e rimpianta, cancellata inesorabilmente dal cinismo e dalla superficialità della nostra
vita quotidiana.
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Cast

William Shakespeare:
Alfonso Veneroso
La sua Musa:
Melania Giglio
Il Conte di Southampton:
Sebastian Gimelli Morosini
La Dark Lady:
Francesca Maria

 

Regia:
Melania Giglio
Traduzione e adattamento:
Alfonso Veneroso
Costumi:
Susanna Proietti
Direzione tecnica:
Stefano Cianfichi
Disegno luci:
Umile Vainieri
Disegno audio:
Franco Patimo
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