Stagione 2019 - I pomeriggi al Globe
20, 21, 26, 27, 28 Luglio

Sonetti d'amore

Viaggio tra i più bei versi di William Shakespeare

Regia di Melania Giglio

Produzione:

Politeama Srl
Samuel Coleridge definì Shakespeare “An androgynous mind”, una mente androgina.In effetti, nessuno come lui ha saputo parlare d’amore accogliendo in sé il maschile e il femminile, la passione carnale e la sublimazione, la vita e la morte. Basti pensare al fatto che i primi 126 sonetti sono dedicati al fair youth, un giovane ambiguo e narciso di sesso maschile, con ogni probabilità identificabile con Henry Wriothesley, terzo conte di Southampton, patrono e mecenate di Shakespeare; mentre i son...
Samuel Coleridge definì Shakespeare “An androgynous mind”, una mente androgina.In effetti, nessuno come lui ha saputo parlare d’amore accogliendo in sé il maschile e il femminile, la passione carnale e la sublimazione, la vita e la morte. Basti pensare al fatto che i primi 126 sonetti sono dedicati al fair youth, un giovane ambiguo e narciso di sesso maschile, con ogni probabilità identificabile con Henry Wriothesley, terzo conte di Southampton, patrono e mecenate di Shakespeare; mentre i sonetti dal 127 al 154 hanno come loro fulcro una misteriosa Dark Lady, quasi certamente la tenutaria di un bordello londinese frequentato dal Poeta.Qual è la natura dell’amore? Qual è il confine tra amore e amicizia?In che cosa differiscono l’amore passionale e quello ideale? Quando possiamo parlare di affinità elettive? Shakespeare nei suoi sonetti indaga tutti i possibili aspetti dell’amore. E l’amore stesso diviene così lo strumento d’eccellenza per conoscere se stessi, l’altro, il mondo, la poesia, la bellezza e la caducitàIl poeta è testimone instancabile di un mondo che non c'è più, una realtà costruita con dedizione, fede, potenza espressiva, serietà, competenza e valori indiscutibili. Nella stanza dell'immaginario del grande poeta ci si può anche smarrire. Là ci sono pochi oggetti, lo spazio è denso, percorso da sussurri e voci dimenticate, memorie di antiche interpretazioni, ombre in transito e riflessi di luce abbaglianti. Il poeta frequenta il futuro nella vita di ogni giorno, si batte per la verità, cade in deliquio, trema, sviene per un istante e in quell'istante elabora universi, sogna l'infinito e tenta di decifrarne la grammatica. Così è la scrittura di Shakespeare, scrittura “vivente”, tracciata nell'inconscio dei suoi interpreti. Così è la sua Poesia. Questo viaggiatore dell’illusione e del sogno parla una lingua di cristallo, si misura con ogni possibile realtà, con ogni forma di tradimento e, come dal fondo di un pozzo, si affanna a parlare a tutti gli uomini ancora “vivi”, ancora innamorati .... La stanza che ospita quest'uomo e le ombre che lo accompagnano,  ha grandi pareti di fumo che soffrono dell’instabilità propria dei sogni e quindi mutano continuamente. Proprio perché è “strumento divino”, proprio perché dialoga con gli angeli, il Poeta non deve solo divertirci, ma ha la possibilità di aiutarci a ritrovare la nostra grazia, la nostra innocenza, a lungo vagheggiata e rimpianta, cancellata inesorabilmente dal cinismo e dalla superficialità della nostra vita quotidiana.
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Cast

Dark Lady:
Francesca Maria
La sua Musa:
Melania Giglio
Il Conte di Southampton:
Sebastian Gimelli Morosin
William Shakespeare:
Alfonso Veneroso

 

Regia:
Melania Giglio
Traduzione e adattamento:
Alfonso Veneroso
Costumi:
Susanna Proietti
Direzione tecnica:
Stefano Cianfichi
Disegno luci:
Umile Vainieri
Disegno audio:
Franco Patimo, Daniele Patriarca
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